Non puoi mettere limiti a niente. Più sogni, più andrai lontano. (Michael Phelps)
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La comunicazione verbale è costituita da parole alle quali è attribuito un significato simbolico.
In ambito sanitario, particolare attenzione va posta al “linguaggio specialistico” che può bloccare il processo comunicativo, limitando lo scambio e la comprensione.
Il linguaggio deve essere infatti semplice, chiaro, comprensibile per la persona con cui si sta comunicando, adeguato al suo livello socioculturale.
Chi parla e chi ascolta devono utilizzare termini e parole note a entrambi, che abbiano un medesimo significato per l’uno e per l’altro.
I termini tecnici vanno tradotti e, nell’ambito della relazione interpersonale, è opportuno verificare sempre che la persona abbia compreso, senza dare mai nulla per scontato (informazione personalizzata).
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È nel momento delle decisioni che si plasma il tuo destino.” – Anthony Robbins
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🌐 Cenni di Psicologia connessi alla criminalità informaticaPatologie e modi di agire ‼️
⚠️ Nell'era digitale "la neuro-diversità è un asset" si recita spesso, in quanto il modo di ragionare delle persone affette dalla sindrome di Asperger o da narcisismo patologico è efficacissimo nell'attività di contrasto alla criminalità informatica, proprio perché molti criminali informatici ne sono affetti. Gli individui affetti da questi disturbi pensano in modo più schematico e sono portate a fare più facilmente associazioni logiche. Un’area comune di vantaggio a questi modi di pensare è l’attitudine alla matematica e al riconoscimento delle forme: skill cruciali per la cybersecurity.
Per quanto riguarda la personalità di tali individui, occorre considerare il ruolo di alcune variabili come il sesso, l’età, la necessità di realizzazione, il psicoticismo, il nevroticismo nel predire l’attitudine giovanile verso la frode via Internet ed è stato scoperto che tendono maggiormente a compiere atti illeciti online giovani utenti di sesso maschile, significativamente bisognosi di realizzazione.
In modo ricorrente molteplici evidenze scientifiche conducono ad una significativa relazione tra il genere maschile e l’hacking (Seigfried-Spellar, 2014): curioso è l’allineamento di tali dati con la teoria di Simon Baron Cohen (2011) sul cervello autistico come estremizzazione del cervello maschile, da sistematizzatore a ipersistematizzatore. Ma i criminali informatici non sono solo uomini, perché molte donne sono riuscite a ritagliarsi un ruolo prominente come ad esempio: Kristina Valdimirovna Svechinskaya , Anna Chapman ecc.
Dai report inglesi della NCA (National Crime Agency, 2013) sono evidenti le modalità di reclutamento e affiliazione di vere e proprie comunità hacker online: da parte di tali organismi e curioso, ad esempio, è il fare leva sull’adrenalinico senso di sfida nella violazione di sistemi che spesso si configura in una concatenazione di prove a mo’ di videogame.
Evidenze cliniche (Mustafa Solmaz et al., 2011) hanno tracciato a proposito un interessante parallelismo tra dipendenza da Internet e hacking. Una volta iniziato il processo di affiliazione, diventa problematico per l’individuo fermarsi, fino all'esordio sintomatologico di astinenza, qualora il soggetto sia drasticamente allontanato dal mezzo.
L'ipotesi di partenza è che la motivazione di questo genere di azioni illegali sia comparabile, per certi versi, con quella di certe forme di violenza contro le cose e contro le persone, apparentemente senza un vantaggio pragmatico per l'autore (es. danneggiamenti di pubbliche infrastrutture) ma rintracciabile nella valenza comunicativa che tali azioni implicano, sia diretta verso l'ambiente esterno e sia diretta verso il sé dell'autore: danneggio la cabina telefonica (o il sistema informatico) per mostrare che si è in grado di farlo e per aumentare il livello di autostima.
Si ipotizza la possibilità che possa essere uno strumento per alcuni giovani per entrare in comunicazione con il mondo degli adulti "a livello paritetico".
L'essere considerati importanti (anche se in ambito illegale) potrebbe così costituire un elemento affascinante per alcuni soggetti con tali tratti di personalità particolari. Presumibilmente i profili personologici e motivazionali degli autori di tali crimini varieranno notevolmente in base al tipo di intrusione e non sembra scientificamente corretto affrontare genericamente il fenomeno. Dietro all'esecuzione di un accesso illegale troviamo probabilmente una tipologia di autori, notevolmente variegata, dal punto di vista psicologico che necessita di approfondite ricerche e comparazioni criminologiche.
Lo stile patologico narcisista, sembra aderire perfettamente a molte caratteristiche della personalità dei criminali informatici come pure la sindrome di Asperger ed alcune forme lievi di Autismo, caratterizzati entrambi dalla compromissione di alcune abilità sociali.
Inoltre, bassi livelli di autocontrollo costituiscono il primo passo per infrangere barriere morali e legali.
🧿 C.Jung: il mito di cambiare il mondo con la politica Psicologia di un illusione
‼️
🌀 Queste alcune riflessioni di Jung sul tema:
«Ogni situazione politica è espressione di un parallelo problema psichico presente in milioni di individui. Problema che è in gran parte inconscio (il che lo rende particolarmente pericoloso!)… le forze distruttive sono anche in noi, più esse sono inconsce, più sono pericolose…» (C.G. Jung – Lettere)
«Come psicologo sono profondamente interessato ai disturbi mentali, in particolare quando contagiano intere nazioni.
Voglio sottolineare che disprezzo la politica di tutto cuore: non sono né un bolscevico, né un nazista, né un antisemita. Sono uno svizzero neutrale e perfino nel mio paese non mi interesso di politica, perché sono convinto che per il novantanove per cento la politica sia solo un sintomo e che tutto faccia tranne che curare i mali sociali.
Circa il cinquanta per cento della politica è detestabile perché avvelena la mente del tutto incompetente delle masse. Ci mettiamo in guardia contro le malattie contagiose del corpo, ma siamo esasperatamente incauti riguardo alle malattie collettive – ancora più pericolose – della mente.
Faccio questa dichiarazione per scoraggiare sin dall’inizio ogni tentativo di coinvolgimenti in qualsivoglia partito politico. Ho delle buone ragioni per farlo: il mio nome è stato più volte portato nella discussione politica anche, come ben sapete, si trova attualmente in uno stato febbrile.
È soprattutto a causa del fatto che mi occupo delle incontestabili differenze all’interno della psicologia nazionale e razziale che si è verificata una serie di fraintendimenti quasi fatali e di errori pratici nelle relazioni internazionali e nelle frizioni sociali interne.
In un’atmosfera come questa, politicamente avvelenata e surriscaldata, è diventato praticamente impossibile condurre una discussione scientifica sana e spassionata su questi problemi così delicati eppure estremamente importanti. Discutere pubblicamente questi problemi avrebbe più o meno la stessa efficacia di un direttore di manicomio che si mettesse a discutere le particolari fissazioni dei suoi pazienti proprio in mezzo a loro.
Vedete, il fatto tragicomico è che tutti sono convinti della loro normalità, esattamente come il dottore stesso è convinto del proprio equilibrio mentale…» (C.G.Jung – Comunicato stampa in occasione di una visita negli Stati Uniti – 4 ottobre 1936 – tratto dal libro Jung Parla).
«Oggi si vuol sentire parlare di grandi programmi politici ed economici ossia proprio di quelle cose che hanno condotto i popoli ad impantanarsi nella situazione attuale, ed ecco che uno viene a parlare di sogni e di mondo interiore…
tutto ciò è ridicolo, che cosa crede di ottenere di fronte ad un gigantesco programma economico, di fronte ai cosiddetti problemi della realtà.
Ma io non parlo alle nazioni, io mi rivolgo solo a pochi uomini. Se le cose grandi vanno male, è solo perché i singoli individui vanno male, perché io stesso vado male, perciò, per essere ragionevole, l’uomo dovrà cominciare con l’esaminare se stesso, e poiché l’autorità non riesce a dirmi più nulla, io ho bisogno di una conoscenza delle intime radici del mio essere soggettivo.
È fin troppo chiaro che se il singolo non è realmente rinnovato nello spirito neppure la società può rinnovarsi poiché essa consiste nella somma degli individui.» (C.G.Jung – Ricordi, Sogni, Riflessioni – Autobiografia)
Questa volta è andata male.
E allora?
Il fallimento non è la fine del mondo.
È un'opportunità per crescere e diventare più forti.
Imparare dagli errori, rialzarsi e continuare a perseverare, questo è quello che conta.
Il successo è a portata di mano per chi non si arrende mai.
Cosa è andato storto?
Cosa potremmo fare diversamente la prossima volta?
Invece di criticarci, possiamo:
Riflettere sulle azioni e individuare le aree in cui si può migliorare.
Non aver paura di chiedere aiuto.
Ricordarci che non siamo soli.
Circondiamoci di persone positive che ci supportano e ci incoraggino a perseverare.
Non aver paura di chiedere consigli e feedback a chi ha già esperienza nel nostro campo.
Imparare dagli errori e mettere in pratica le lezioni apprese.
Il fallimento non è vano se ne traiamo insegnamento.
Il fallimento può essere scoraggiante, ma è importante non arrendersi.
Il fallimento non è la fine del mondo.
È un'opportunità per crescere e diventare più forti.
Hai mai fallito? Come hai superato la tua sconfitta?
🔹Disturbi d'ansiaI disturbi d'ansia possono compromettere seriamente la vita di alcune persone ‼️
▪️Mentre i disturbi affettivi sono caratterizzati da emozioni estreme e irrealistiche come depressione o euforia (mania), nei disturbi d'ansia invece sono la paura e l'ansia ad essere infondate e altrettanto irrealistiche.
Possiamo definire il disturbo d'ansia come un disturbo psicologico caratterizzato da tensione, iperattività del sistema nervoso autonomo, aspettativa di disastro imminente e continua vigilanza per un pericolo.
Con una prevalenza nell'arco della vita di circa il 28%, i disturbi d'ansia sono le patologie psichiatriche più comuni. Inoltre, contribuiscono allo sviluppo dei disturbi depressivi e di abuso di sostanze.
Alcuni disturbi d'ansia sembrano avere cause biologiche, come il disturbo da panico, il disturbo d'ansia generalizzato e il disturbo da ansia sociale.
I disturbi di panico sono caratterizzati da tensione, iperattività del sistema nervoso autonomo, aspettativa di disastro imminente e continua vigilanza per un pericolo. Molti individui che soffrono di attacchi di panico possono avere la cosiddetta ansia anticipatoria, che consiste nella paura di essere nuovamente sopraffatti da un attacco di panico.
Quest'ansia anticipatoria spesso causa lo sviluppo di un grave disturbo fobico: l'agrofobia (con soggetti che non si allontanano mai da luoghi sicuri, come la propria casa).
Mentre, il disturbo d'ansia generalizzato è caratterizzato da ansia e preoccupazioni eccessive, gravi abbastanza da compromettere la qualità della vita delle persone. Ha una prevalenza di circa il 3% e la sua incidenza è circa il doppio sulle donne rispetto agli uomini.
Infine, tra i disturbi d'ansia che sembrano avere anche cause biologiche, abbiamo anche il disturbo d'ansia sociale, che è caratterizzato dall'eccessiva paura di essere esposti al giudizio delle altre persone, che porta quindi all'evitamento delle situazioni sociali in cui la persona deve produrre una prestazione. La sua prevalenza è pari al 5% ed è sviluppato in egual misura tra uomini e donne.
I disturbi d'ansia sono talvolta trattati con la benzodiazepine.
A livello clinico, le persone con reazioni emotive inadeguate, vengono anche trattate con procedure volte a danneggiare la corteccia prefrontale, o con la sua disconnessione da altre aree del cervello.
Ad ogni modo, è importante un approccio integrato nel trattamento di disturbi d'ansia, e soprattutto ove non ci siano cause biologiche riscontrabili, è importante procedere con specifiche terapie, come ad esempio con la più nota psicoterapia cognitivo-comportamentale.
Nuovi approcci stanno prevedendo sempre più interventi di nuova generazione come la Mindfulness e l'Ipnosi Clinica (con conseguente apprendimento dell'autoipnosi).
Fonte: in parte da "Fisiologia del comportamento" di Neil R.Carlson
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❓Dilemmi e ragionamenti morali Il dilemma di Heinz e i ragionamenti morali secondo Kohlberg ‼️
♻️ Un dilemma morale è una situazione in cui entrano in conflitto almeno 2 interessi o valori che, generalmente, implica un contrasto tra norme giuridico - sociali e soddisfacimento di bisogni individuali.
Il Dilemma di Heinz è un esempio di dilemma morale formulato dallo psicologo statunitense Lawrence Kohlberg nel 1969. Una nota versione recita:
""In Europa una donna stava per morire per un tipo particolare di cancro. C’era una medicina che i dottori pensavano potesse salvarla. Era un derivato del radium che un farmacista della stessa città aveva scoperto recentemente. Questa medicina costava molto, ma il farmacista chiedeva dieci volte di più di quello che costava a lui farla. Egli pagò 200 dollari per il radium e ne chiese 2000 per una piccola dose. Il marito della signora malata, Heinz, andò da tutti quelli che conosceva per chiedere del denaro in prestito, ma riuscì a mettere insieme solo 1000 dollari cioè la metà di quello che costava il farmaco. Egli disse al farmacista che sua moglie stava morendo e gli chiese di fargli uno sconto o di lasciargli pagare il farmaco in un secondo momento. Ma il farmacista disse: «no, ho scoperto la medicina, e voglio diventare ricco con quella». Così Heinz disperato fece irruzione nel negozio per rubare la medicina per sua moglie.""
Da un punto di vista teorico, non è importante ciò che il partecipante pensa che Heinz dovrebbe fare. La teoria si basa sulla giustificazione offerta dal partecipante rispetto all'azione di Heinz. A partire da queste sono formulati 3 livelli di sviluppo della moralità (preconvenzionale, convenzionale, postconvenzionale), con due fasi ciascuna, per un totale di sei.
🤔Lv1, Ragionamento Preconvenzionale: Prevale nei bambini con meno di 10 anni ed è il lv più basso di ragionamento morale, buoni/cattivi intereprati in ottica di premi/punizioni. Esempio: "Non deve rubare il farmaco altrimenti andrebbe in prigione".
Nel primo stadio di questo livello, ovvero di moralità eteronoma, i bambini obbediscono perché gli adulti dicono loro di farlo e perché c'è paura della punizione.
Nello stadio 2, ovvero d'individualismo, ciò che è giusto implica uno scambio equo.
🤔Lv2, Ragionamento Convenzionale: diffuso tra la pre-adolescenza e tarda adolescenza. Esempio: "Bisogna sempre rispettare le leggi".
Gli individui applicano certi principi, ma questi sono decisi da altri (Stato e genitori). Nello stadio 3 ci sono aspettative interpersonali reciproche, gli individui danno valore alla fiducia, all'altruismo e lealtà verso gli altri, come fondamento dei giudizi morali. Nello stadio 4 la moralità è volta al mantenimento del sistema sociale, quindi i giudizi morali sono basati sulla comprensione dell'ordine sociale, della legge, della giustizia e del dovere.
🤔Lv3, Ragionamento post-convenzionale: generalmente sviluppato in età adulta. È il livello più alto e l'individuo riconosce delle condotte morali alternative, esplora diverse opzioni e poi decide in base a un codice morale personale. Esempio:
"Il furto di Heinz è giustificato dal fatto che c'è una vita umana in pericolo e ciò trascende gli interessi personali del farmacista sul farmaco".
Nello stadio 5, di contratto sociale e diritti individuali, gli individui ritengono che i valori, i diritti e i principi o stanno alla base o scavalcano la legge.
Nello stadio 6, ovvero dei principi etici universali, l'individuo sviluppa un modello morale basato sui diritti umani universali.
Sempre secondo Kohlberg, l'ultimo livello di ragionamento morale viene raggiunto da una minoranza di adulti, limitatamente al quinto stadio. Il sesto stadio, il più elevato, assume valore teorico.
Ma studi successivi, hanno dimostrato che molti adolescenti con intelligenza elevata, possono raggiungere il livello post-convenzionale (Andreani Dentici & Pagnin, 1992).
In sanscrito Dhyana, in cinese Ch’an, in giapponese Zen: pensare, riflettere, meditare.
Raccolta di frasi per ricordarci di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno e mai mezzo vuoto!!! 💪🧘♂ ⬇️
Esercizi sul NON verbale
Nel filmato proposto oggi, possiamo trovare qualcosa di veramente interessante a proposito della comunicazione di un noto politico.
Sappiamo che se dobbiamo dire qualcosa di vero, il nostro non verbale non ha assolutamente problemi ad affermare ciò che le parole sostengono.
Quindi, se devo dire: "non sono mai stato a Parigi negli ultimi 2 mesi", probabilmente farò un NO con la mia testa mentre dico le parole "non sono mai stato a Parigi in questi ultimi due mesi".
Se voglio affermare di esser stato in un posto probabilmente la mia testa farà dei movimenti di accenno per confermare il mio verbale.
Cosi per altre cose in cui credo fermamente o di cui sono convinto.
Questa è una cosa che rende veramente attraenti le persone, in particolare i venditori, che saranno portati a vendere molto di più quando credono in loro stessi e nel loro prodotto perchè il non verbale, il paraverbale e il verbale lavoreranno a loro favore, aumentando incredibilmente le doti carismatiche.
Quando questi 3 canali comunicativi non lavorano in sincronia, può essere che non ce ne accorgiamo subito, ma la nostra mente comunque si accorge che qualcosa non va e inizia a dirci: "non lo so, ma c'è qualcosa in lui che non mi convince".
La comunicazione non verbale quindi, è sempre congruente con le parole dette.
Quando non abbiamo necessità di mentire o di falsare qualcosa, i nostri canali comunicativi:
1. Il verbale
2. Il non verbale
3. Il paraverbale (tono, timbro, volume, ecc)
lavorano tutti in sincronia.
- CLICCA QUI PER VEDERE IL VIDEO SU TWITTER -
Come possiamo però notare nel filmato che sono riuscito a trovare sul web, al min 32:57 alla domanda:
"Se Renzi perde e lascia la politica, lei lascia la politica o no?"
troviamo la Boschi che fa un no con la testa, mentre afferma qualcosa.
Il messaggio è del tutto incongruente, per un attimo il linguaggio del corpo non lavora in sincronia con le parole, il che non ci fa capire bene, quale sarà la sua decisione.
Subito dopo abbiamo un insicurezza gestuale, infatti al min. 33:07 le labbra subiscono una contrazione, è un tipico gesto che troviamo quando chi parla, non crede alle parole che dice.
Per chi frequenta il corso online "6 mesi senza scuse", il video verrà proposto tra circa un mese con altri video utili ad esercitarsi sulle microespressioni
Se puoi vincere, devi farlo! (Marco Pantani)
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📍 Nel corso online i partecipanti avranno a disposizione una chat con il docente attiva sempre (giorno e notte 😜 e le risposte arrivano entro pochi minuti)
📍 Nel corso online alla fine ci sarà un questionario finale che permette di avere un attestato
📍 Il corso online avrà alcune dirette streaming con il docente e chi non può partecipare troverà la puntata registrata, pubblicata dopo poche ore, sul canale
📍 Il corso on line costa di più 😂
Tutte le differenze e sono a questo link
👇👇👇
https://telegra.ph/Un-anno-di-Comunicazione-non-verbale-02-03
Cosa significa incrociare le braccia?
Quando una persona incrocia le braccia, si sta proteggendo da qualcosa o qualcuno.
Può essere un segno di resistenza, difensivo o di rifiuto.
Ad esempio, una persona che incrocia le braccia durante una conversazione può essere un segno che non è interessata a ciò che sta ascoltando o che non è d’accordo con l’interlocutore.
Allo stesso modo, una persona che incrocia le braccia durante una negoziazione può essere un segno che non è disposta a scendere a compromessi.
Altri Significati Possibili
Ma allora?
Cosa significa incrociare le braccia? Ci sono altri significati?
Certamente, a seconda del contesto in cui viene utilizzata la postura.
Ad esempio, può essere un segno di:
📍 Freddezza: Incrociare le braccia può essere un modo per proteggersi dal freddo. In questo caso, la postura non è necessariamente un segno di chiusura o insicurezza.
📍 Comodità: Incrociare le braccia può essere semplicemente un modo per sentirsi più comodi. In questo caso, la postura non ha alcun significato particolare.
📍 Attenzione: Incrociare le braccia può essere un modo per attirare l’attenzione. In questo caso, la postura può essere utilizzata in modo deliberato per attirare l’attenzione su se stessi o su qualcosa che si sta dicendo.
Ne parliamo in questo post
👇👇👇
https://www.fabiopandiscia.it/cosa-significa-incrociare-le-braccia/
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8 aprile 2024 su Telegram
Ti aspettiamo
Nel linguaggio del corpo, ogni singolo gesto non significa niente
📍 Sfatiamo un mito:
il linguaggio del corpo non è un codice da decifrare, dove ogni movimento ha un significato universale e preciso.
È vero che le nostre posture, espressioni facciali e gesti comunicano molto, ma non sono mai univoci.
Il contesto, la cultura, la personalità e le emozioni del momento influenzano il modo in cui ci esprimiamo non verbalmente.
💁 Prendiamo l'esempio di braccia incrociate:
spesso interpretate come segno di chiusura o disaccordo, in realtà possono assumere diverse sfumature.
Una persona potrebbe incrociare le braccia per sentirsi più sicura, per proteggersi dal freddo o semplicemente perché è una posizione comoda.
Quindi, come possiamo interpretare correttamente il linguaggio del corpo?
👉 Non focalizzarti su un singolo gesto: osserva l'insieme del comportamento non verbale, tenendo conto del contesto e della situazione.
👉Presta attenzione alle microespressioni:
espressioni fugaci che durano solo pochi secondi e possono rivelare emozioni nascoste.
👉 Sii consapevole dei tuoi pregiudizi: non proiettare le tue interpretazioni su ciò che vedi.
👉 Cerca di entrare in empatia con l'altra persona:
mettiti nei suoi panni per capire meglio le sue emozioni e intenzioni.
♨️ Ricorda: il linguaggio del corpo è uno strumento prezioso per migliorare la comunicazione, ma non è una scienza esatta.
È importante essere flessibili e aperti all'interpretazione per cogliere davvero il significato dei segnali non verbali.
Con un po' di pratica e attenzione, potrai utilizzare il linguaggio del corpo per:
📍 Migliorare le tue relazioni
📍 Decifrare le emozioni degli altri
📍 Aumentare la tua sicurezza e assertività
📍 Comunicare in modo più efficace
E non dimenticare: il linguaggio del corpo è una strada a doppio senso.
Sii consapevole anche dei tuoi segnali non verbali e assicurati che siano in linea con ciò che vuoi comunicare.
L'interazione umana è un complesso intreccio di parole e gesti, dove il linguaggio del corpo assume un ruolo fondamentale nel comunicare interesse e attrazione.
Riconoscere questi segnali non verbali può aiutarti a decifrare le vere intenzioni dell'interlocutore e a costruire relazioni più profonde.
Ecco alcuni dei segnali non verbali più significativi che indicano interesse:
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📌 Sguardo
👉 Contatto visivo prolungato:
Lo sguardo è una potente forma di comunicazione.
Se l'interlocutore ti guarda spesso e a lungo, è un chiaro segno di attenzione e interesse.
👉 Pupille dilatate:
Le pupille si dilatano naturalmente quando siamo attratti da qualcuno.
👉 Sguardi fugaci e arrossamento del viso:
Un leggero imbarazzo può indicare attrazione e timidezza.
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📌 Postura
👉 Orientamento del corpo:
Se il corpo dell'interlocutore è rivolto verso di te, significa che è aperto e ricettivo alla conversazione.
👉 Inclinazione del corpo:
Inclinarsi verso di te durante la conversazione indica interesse e coinvolgimento.
👉 Apertura delle braccia:
Le braccia aperte indicano una postura aperta e accogliente.
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📌 Gesti
👉 Sorriso:
Un sorriso sincero è un invito alla comunicazione e un segno di positività.
👉 Giocare con i capelli o con gli oggetti:
Gesti nervosi come giocare con i capelli o con oggetti possono indicare attrazione e insicurezza.
👉 Toccare il viso o il corpo:
Sfiorare il viso, il collo o le braccia può essere un segnale di auto-rassicurazione e di attrazione inconscia.
È importante ricordare che non esiste un singolo segnale che indichi con certezza l'interesse di qualcuno.
Presta attenzione all'insieme dei segnali non verbali e al contesto in cui si verificano per ottenere un quadro più completo.
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L'effetto spettatore, definito anche apatia dello spettatore o effetto testimone (in inglese bystander effect), è un fenomeno della psicologia sociale che si riferisce ai casi in cui gli individui non offrono alcun aiuto ad una persona in difficoltà, in una situazione d'emergenza, quando sono presenti anche altre persone.
La probabilità d'intervento è inversamente correlata al numero degli spettatori. In altre parole, maggiore è il numero degli astanti, minore è la probabilità che qualcuno di loro presterà aiuto.
👩🔬Famoso l'esperimento di Darley & Latanè nel 1968, a seguito di un rilevante evento di cronaca, in cui una ragazza di New York venne aggredita e uccisa da un molestatore e nessuna delle persone che udirono le urla nei dintorni intervenne (nonostante l'aggressione durò circa mezz'ora).
🧮 Negli esperimenti di Darley e Latenè si constatò che:
▪️La maggiore probabilità di intervento durante un emergenza si ha quando c'è solo uno spettatore (70%)
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Se vuoi qualcosa che non hai mai avuto, devi fare qualcosa che non hai mai fatto. (Thomas Jefferson)
Читать полностью…Il fallimento fa parte del processo
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Nessuno è immune al fallimento.
Anche le persone di maggior successo hanno sperimentato sconfitte e battute d'arresto lungo il loro cammino.
La chiave è non permettere al fallimento di definirti.
Consideralo come un'occasione per imparare e migliorarti.
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Se qualcosa non ti piace, cambiala. Se non puoi cambiarla, cambia il tuo atteggiamento. Non lamentarti. (Maya Angelou)
Читать полностью…🔷 Realismo e PsicopatologiaIl realismo è la corrispondenza delle proprie rappresentazioni ai fatti
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🌀 È diffusa l'idea che la psicopatologia sia caratterizzata da una scarsa aderenza ai fatti, da rappresentazioni false e non accurate della realtà.
Ad esempio, si potrebbe pensare che la depressione dipenda da rappresentazioni non realistiche ed esagerate delle difficoltà che si possono incontrare nel corso della giornata e degli errori che si sono commessi nella propria vita.
Al contrario, le ricerche dicono che in realtà i depressi, quantomeno quelli mediamente gravi, sono più realistici dei non depressi nel valutare gli ostacoli, le proprie capacità, i propri fallimenti e successi.
Mentre i non depressi possono essere spesso affetti da illusioni ottimistiche.
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Il Libro: Capirsi meglio: le differenze tra uomini e donne
Le differenze tra uomini e donne sono da sempre oggetto di studio e dibattito.
In ambito psicologico, si parla di differenze di genere per indicare le differenze biologiche, psicologiche e sociali tra i due sessi.
Queste differenze possono essere di varia natura, e possono influenzare diversi aspetti della vita, dalla comunicazione alla relazione interpersonale.
Il libro Capirsi meglio di Fabio Pandiscia, edito da Primiceri Editore, si propone di approfondire le differenze tra uomini e donne a livello non verbale, comportamentale e relazionale.
L'autore, esperto di linguaggio del corpo, inizia il libro con una breve panoramica sulle differenze biologiche tra uomini e donne.
Successivamente, si concentra sulla comunicazione non verbale, analizzando come i due sessi utilizzano il corpo, il volto e la voce per comunicare.
Infine, Pandiscia esplora le differenze comportamentali e relazionali tra uomini e donne.
In particolare, analizza come i due sessi si relazionano tra loro in ambito lavorativo, familiare e sociale.
Il libro è scritto in modo chiaro e scorrevole, e offre una panoramica completa e aggiornata sulle differenze tra uomini e donne. Pandiscia fornisce informazioni utili e pratiche che possono aiutare a comprendere meglio il comportamento dell'altro sesso, e a migliorare la comunicazione e le relazioni interpersonali.
I punti di forza del libro
I punti di forza del libro sono molteplici.
Innanzitutto, autore fornisce un'analisi approfondita delle differenze tra uomini e donne, basandosi su studi scientifici e ricerche di campo. Inoltre, utilizza un linguaggio semplice e comprensibile, rendendo il libro accessibile a un pubblico ampio.
In particolare, il libro è utile per:
📌 comprendere meglio il comportamento dell'altro sesso;
📌 migliorare la comunicazione interpersonale;
📌 ridurre i conflitti e i fraintendimenti;
📌 costruire relazioni più armoniose
Capirsi meglio è un libro utile e informativo che può aiutare a migliorare la comprensione tra uomini e donne.
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Vedi lo short pubblicato su youtube del libro
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