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Telegram-канал scheggeriunite - Schegge Riunite

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In un mondo che gira e gira, come una trottola impazzita, noi ci vantiamo d’essere decisamente statici. Siamo fissi e immobili in una società in costante movimento, piccoli Davide coi piedi ben piantati di fronte a un Golia in preda a una danza sfrenata.

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La solitudine è piena di tentazioni terrificanti, prima fra tutte quella di sentirsi ontologicamente migliore degli altri.

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L'apice dell'ingenuità è credere che gli sciocchi non siano in grado di mentire.

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La fine degli Imperi avvenne molto prima della Prima Guerra Mondiale e la colpa non fu la guerra ma un profondo riassestamento politico.
La vera impronta della Rivoluzione Francese, quella destinata a durare, fu la profonda ristrutturazione delle istituzioni, con l'ampliamento delle cariche elettive e delle carriere per merito. Questa riforma era estremamente necessaria; il mondo si era complicato moltissimo negli ultimi 150 anni, ed il sistema di fatto clientelare dell'ancien régime non era più in grado di reggere il forte dinamismo dell'epoca moderna. La Prussia e la Francia Napoleonica erano state in grado di riformarsi al punto da tener testa al mondo intero grazie ad una nuova e più solida organizzazione. Questo però fu il rintocco a morto per gli Imperi; i Regni potevano ancora adeguarsi, gli Imperi, per la loro natura complessa, l'inclusione di diverse usanze, diversi popoli, a volte diversi sistemi giuridici in un unico sistema, non ne ebbero la possibilità. Il modello americano era imponibile solo partendo da zero, e l'Europa aveva un enorme fardello di tradizione che lo impediva; d'altra parte, il tentativo di eliminare la tradizione stessa operato dalla Rivoluzione si era risolto in un nulla di fatto.
Gli imperi post napoleonici si configurarono quindi in due modi: o una minuziosa gerarchia meritocratica di stampo militare e prussiano, o una ristretta oligarchia che tentava di imitare la struttura dell'impero tradizionale, limitando però l'autonomia locale. La tecnologia, d'altra parte, sembrava essere a favore di un fortissimo accentramento del potere.
Furono queste due forme (o una confusa combinazione delle due nel caso dell'Impero Russo) a trovare la loro fine col 1918.

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Uno degli effetti più terrificanti della guerra tra i sessi nella sua deriva attuale è l'idea che un ragazzino non possa essere molestato "se è consenziente". Si moltiplicano le storie di insegnanti donne che vanno coi loro allievi e i commenti sono sempre del tipo: "Eh avessi avuto io una prof così".
Il fatto che un ragazzino abbia l'ormone a mille non è troppo diverso dall'approfittarsi di una persona ubriaca. Il consenso è utilizzato come scusa per negare il fatto che la liberazione sessuale non ha risolto alcun problema del puritanesimo, ne ha solo invertito i poli positivo e negativo.

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Certo, la famiglia è stata messa in crisi dall'individualismo; ma è stato l'individualismo di chi ha preferito stare da solo o quello di chi l'ha usata per imporre l'accettazione della sua meschinità senza neanche provare a cambiare di una virgola?

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Il più terrificante attentato vittoriano all'amore romantico è stato quello di opporlo al matrimonio e alla realizzazione dell'amore stesso all'interno della società. Il vittoriano (e quindi un po' anche noi, che non abbiamo ancora saputo creare una nuova mitologia del mondo dopo di lui) non solo vede la famiglia come opposta alla società, ma anche la coppia come opposta alla famiglia e alla società insieme.
Si vede molto bene in Lei di Rider Haggard (https://www.amazon.it/dp/B0DPQ67CHQ) dove la realizzazione sociale dell'amore romantico finirebbe con l'annientamento della società stessa. Eppure, ci dice Ayesha, ci può essere qualcosa d'altro per cui vivere? E la nostra risposta sarebbe sì, se Holly non avesse appena prima smontato tutte le possibilità alternative. Il vittoriano (e quindi anche noi) vive il conflitto tra cuore e ragione, femminile e maschile, passione e controllo come assolutamente insanabile.
Il puritano vede nella donna l'intemperanza e la mancanza di controllo, che identifica molto frettolosamente con il peccato; ne consegue che l'amore è in sé malvagio, a meno che non venga inquadrato in una relazione dimidiata che egli (e quindi un po' anche noi) identifica nel matrimonio. Ne consegue però che il matrimonio non si può contrarre con la donna amata, ma solo con una donna buona, ovvero una donna pronta a condividere la casa ma non le avventure della vita, una donna che sia completamente indipendente dal marito e diventi per lui una consigliera nel momento del bisogno, ma mai una compagna. Se il carico degli avvenimenti della vita fosse condiviso, l'uomo (e anche la donna) perderebbe il suo controllo su di essi; il ruolo della donna buona e della moglie quindi è semplicemente di proibire ciò che è "cattivo", riempiendone il vuoto con la propria presenza. In altre parole, la donna diventa il surrogato del vizio, ma anche del divertimento. Nella relazione dimidiata c'è anche un piacere dimidiato che viene bollato come "sano" proprio in quanto meno coinvolgente. Il dominio di sé, insomma, non viene raggiunto tramite la costruzione di una persona solida, ma tramite il sottrarsi a tutto ciò che è vagamente pericolo. La nave non viene riparata e rafforzata per affrontare il mare, ma tirata in secca.
Il vittoriano, insomma, ha deciso che l'avere qualcuno sia meglio della compagnia di qualcuno che lo ami.

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"In breve era il paradigma di tutto ciò che è virtuoso e... sgradevole".

"Ho perso tutte le mie illusioni e ho scoperto che l'oro del fascino era solo lo stagno della realtà".

Fergus Hume, La ragazza di Malta.

Il neozelandese è probabilmente l'esempio più fulgido dell'alternativa binaria che ci è stata posta davanti dal vittorianesimo: da una parte l'allegrezza e la gioventù, dall'altra la realtà e la saggezza, insieme con tristezza e disillusione. Dal punto di vista narrativo resta uno schema piuttosto efficace, proprio per la sua fragilità; ma quanti cuori ha spezzato, quante anime ha dannato!

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Che la cultura (pop e non) sia attualmente in mano a gente che l'ha rovinata dovrebbe essere pacifico, ma bisogna ammettere che i tentativi di reazione sono un po' debolucci. Il Rippaverse di July non mi fa impazzire, idem per libri e film del Critical Drinker; Shad Brooks proprio non è riuscito a prendermi, e finisco sempre col tornare ai classici e semiclassici che invece amo appassionatamente. La cosa mi provoca un certo dispiacere perché tutti i sopracitati (e i loro circoli) sono dei buoni critici ed anzi, nel loro fare critica riescono ad inserire una notevole componente artistica e di intrattenimento. Mi sembra però che non riescano a cogliere l'occasione nel momento in cui devono dedicarsi ad un'opera puramente creativa.
Senza star troppo a rifletterci, mi ritrovo a piluccare Sertillanges quando dice: "L'intellettuale è un consacrato" e che deve "amare la solitudine", ed è in questi due ambiti che credo manchino molti volenterosi oggi.
Lo stare su youtube è quello che ha dato successo a molti, ma inibisce anche il loro talento e le loro capacità artistiche. C'è una ragione per cui gli artisti si sono spesso affidati ad un mecenate o ad un editore: la figura dell'intellettuale e del creativo moderno è modellata su quella del monaco. L'artista non è un solitario ed è un uomo del suo tempo, ma necessita di spazi e tempi dedicati solamente al suo creare. L'influencer e lo youtuber sono invece per loro stessa natura troppo a contatto col mondo e con un mondo troppo vasto.
Il creativo indipendente, insomma, finisce con lo scontrarsi col paradosso postmoderno dato dal declino dei corpi intermedi: o è creativo o è indipendente.
La creatività è una risorsa scarsa, ogni artista lo sa; occorre scegliere con molta cura come amministrarla. Se si spende tutta nel marketing, nell'interpretazione della propria maschera social, ne resta molta poca per l'arte stessa.

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Se la carità, o solidarietà come la chiamano oggi, diventa un fatto politico, perde ogni sua componente di virtù. Lo Stato non deve essere misericordioso, ma giusto, pur lasciando a noi lo spazio di essere buoni. La bontà imposta non è buona, quand'anche fosse imposta dalla maggioranza. Non si può imporre ad altri il carico della nostra virtù.

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Non ti fidare di tutto quello che leggi su internet, ma fidati ancora meno di un giornalista.

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La trasformazione delle battaglie sociali in un'identità alla lunga si è dimostrata un clamoroso autogol. Ha prodotto sì una marea di attivisti, ma per farlo ha di fatto decostruito le battaglie stesse, trasformandole in una questione di soddisfazione e realizzazione personale (promessa che è irrealizzabile per qualcosa di comune che impone di fatto il compromesso e la rinuncia di qualcosa di proprio). Quel che è più terrificante però è stata la rapida trasformazione degli attivisti in persone assolutamente insopportabili perché incapaci di distinguere la vita e i suoi problemi dall'attività politica. Spesso può sembrare la furiosa pretesa che qualcosa che è importante per loro lo sia per tutti, ma la maggior parte delle volte manca del tutto la linea di demarcazione tra l'Io e l'esterno, con le conseguenti invasioni di campo; o, per meglio dire, l'identità ridotta a questione politica decostruisce la personalità, infragilendola e riducendola ad un guscio vuoto che si irrigidisce e riempie di spigoli e di aculei perché possa difendersi. L'attivista così però si priva di tutta la simpatia umana che è necessaria ad una causa e la causa si priva di un attivista efficace.

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L'idealizzazione dell'amore tra Paride ed Elena è una romanticizzazione decadente di quello che nel testo omerico è tutt'altro. Paride, nell'unica occasione in cui parla da solo con lei, la tratta malissimo, conscio di averla in pugno.
Lui è appena scappato dal duello con Menelao. Elena inizia col rimproverarlo ma poi si scioglie e prevale l'affetto:
"Oh magari fossi morto contro il mio forte e degno ex marito. Ma non combatterlo ancora, potresti morire".
E Paride risponde, aggressivo e manipolatorio:
"Ma non mi scassare l'anima. Menelao ha vinto grazie ad Atena, la prossima volta vinco io grazie agli dei dalla nostra parte. Piuttosto, andiamo a letto, che mi è venuta voglia come quando siamo scappati insieme".
È chiaro che l'infedeltà coniugale e la fuga d'amore sono parte delle fantasie femminili, altrimenti non si spiegherebbe la fortuna di Guido da Verona. Paride però non è per niente l'amante sensibile e gentile che si sostituisce al marito freddo e distante. È un bieco manipolatore che conosce bene l'effetto che la sua bellezza fa su Elena e lo sfrutta al massimo.
In questa scena vede esattamente Elena, che è stata presentata poco prima nella teicoscopia come tormentata dal senso di colpa, ammorbidirsi di fronte al pensiero della sua morte; vede che lei lo ama anche se è un vile; e subito pretende di godere di quell'amore accampando una scusa che non c'entra nulla con la critica che gli è stata mossa (che sarebbe di viltà, di essersela filata, guardacaso proprio con l'aiuto di una dea, non di aver perso).
Ancora, non è minimamente interessato al bene di Elena, come invece lo è Priamo che di fatto è l'unico che la tratta umanamente tra tutti i Troiani.

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Ognuno ha diritto alle sue opinioni, ma ha anche diritto a non ascoltare quelle cretine.

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La menzogna postmoderna non è fatta per ingannare il mondo intero, ma per ingannare dei gruppi precisi. Quasi nessuno casca nel phishing, a parte Augias, ma tanto basta. In un'epoca dove regna l'informazione e non lo studio o la comprensione, persino per manipolare le masse, non è possibile trattarle da masse: non si può più trovare un grande tema superficiale che riunisca la gente sotto un unico vessillo, perché non si può sperare che nessuno ne sappia nulla. Per questo veniamo continuamente bombardati di centinaia di notizie e storie (alcune proprio storielle) diversissime legate allo stesso schieramento culturale (e di conseguenza politico): è necessario a trovare il nostro punto debole, il fianco scoperto che ci pieghi fino a cambiare fazione, e questo viene fatto scagliando centinaia di attacchi.
La risposta che possiamo dare a tutto questo è lo studio e l'approfondimento per ciò che possiamo comprendere, sospensione del giudizio fino a che non comprenderemo bene per il resto. L'unico modo per non essere manipolabili è passare attraverso la diligenza e la pazienza.

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Per vostra informazione: si chiama Teen Romance, ma è pensato per persone tra i 13 e i 15 anni. Sì chiama Young Adult ma è pensato per persone tra i 16 e i 23. E sì, lo YA è pieno di contenuti estremamente espliciti scusato dal suo nome, non dal pubblico di riferimento

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Conosciamo tutti il mito della caverna di Platone. Ma ora immaginiamone una variante: immaginiamo che il prigioniero fuggito che torna a parlare con gli altri del mondo esterno sia un bugiardo. Immaginiamo che racconti storie terrificanti di draghi a sei teste o magari, al contrario, di un'utopia dove tutto è bello e splendido, non esiste violenza, non esiste cattiveria. In cosa cambierebbe tutto questo dalle ombre proiettate sulla parete della caverna?
Immaginiamo ancora che i prigionieri della caverna ci si siano rinchiusi di loro volontà, per paura del mondo esterno e che di loro volontà abbiano deciso di affidarsi alle parole di un'estraneo della cui affidabilità non hanno prove.
Occorre andare oltre? Non abbiamo bisogno di immaginare il genio maligno cartesiano, perché da postmoderni lo conosciamo già nella sua capacità narrativa di generare una realtà ingannevole. Possiamo dargli molti nomi (media, mainstream ecc.) ma ciò che gli dà davvero potere è il nostro vivere sotto una roccia, nella nostra caverna materiale per difenderci non solo dalla metafisica ma prima di tutto dalla materia. Di chi ci fidiamo? A chi ci affidiamo? Perché crediamo a tutto, tranne che ai nostri occhi?

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Il primo passo per iniziare a migliorare la nostra cultura è smettere di parlarne come un blocco unico da dirigere e condizionare.

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Va notato che la fine degli imperi storici con la Prima Guerra Mondiale fu solo nominale. Non perché non fossero finiti, ma perché non erano imperi già da tempo. L'impero prussiano era strutturato su di un modello napoleonico, molto lontano dal Sacro Romano Impero, dove una piccola elite militare governava diversi staterelli confederati. L'impero ottomano si era già ampiamente avviato nel tentativo di diventare uno stato nazionale su modello fichtiano, possibilmente sterminando le minoranze etniche non omogenee. L'impero asburgico era stato l'ultimo a cadere, nel 1866, trasformandosi nell'Impero Austro-ungarico una roba che nulla aveva a che fare con un impero, ed era invece qualcosa di più simile ad un Commonwealth dove solo ad alcune etnie era concessa una certa libertà (caso simile alla Rzeczpospolita polacca del 1600). L'unico vero impero a tramontare bruscamente fu quello russo, che pure mantenne la sua vocazione imperiale anche sotto il governo sovietico.

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La guerra tra i sessi è uno dei prodotti peggiori del puritanesimo. L'unica differenza tra il 1800 e oggi è che il polo ritenuto più comunemente buono è quello femminile invece di quello maschile.

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NB: Visto che vivere a mezzo in questo modo alla lunga è insopportabile, il vittoriano e soprattutto l'edoardiano accetterà la necessità dell'amante come supplemento alla moglie. L'amante non ha bisogno di essere una donna buona, ossia che permette di mantenere il controllo, ma solo perché la sua compagnia tende ad essere occasionale. In altre parole, il vittoriano, perdendo il controllo di tanto in tanto, sfoga il suo bisogno di amore reale e di avventura, e questo gli permette di tornare ad essere buono e a sentirsi tale.

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Ora che il turismo spaziale è un fatto, e serve a marcare principalmente a marcare la classe sociale come il lusso e le credenze di lusso fino a poco fa', ci viene ovviamente venduto come un atto morale; il che è sempre stato il punto da quando le differenze di classe si sono iniziate a definire solo a livello economico. L'alta borghesia settecentesca iniziò a giocare a fare la nobiltà senza aver nulla da vantare (né la discendenza da qualcuno di importante, né una particolare tradizione familiare). La borghesia si muoveva come un gruppo compatto i cui valori erano il duro lavoro ed il conformismo; solo che ad un certo punto la balla che il borghese si fosse guadagnato tutto tramite lavoro duro e onesto iniziò a cedere.
Non solo molti dei suoi esponenti di spicco dovevano il loro successo o alla fortuna o a situazioni non proprio corrispondenti alla giustizia, ma soprattutto si stava aprendo un divario terrificante tra il borghese ricco e quello povero o appena benestante nonostante fossero animati esattamente dagli stessi valori. Da qui la necessità dell'invenzione di una superiorità morale che giustificasse una predilezione da parte della Provvidenza deista.
Questa superiorità morale doveva tener conto del divario economico ed allo stesso tempo giustificarlo e divenne in breve: "La gente perbene non beve per divertirsi, invece va a Teatro" o "La gente perbene va a cavallo nella sua tenuta di campagna, non va nelle bettole". Il nucleo centrale era creare una disparità la cui parte nobile fosse accessibile solo ad una porzione estremamente ristretta e già di successo della borghesia (la famosa aristocrazia borghese), di modo da giustificarne il successo stesso. Ed eccoci qui ad ascoltare gli autoincensamenti di una porzione infinitesimale degli stessi ricchi, che deve in qualche modo trovare una ragione per distinguersi ulteriormente. Almeno stavolta è finita meglio del sottomarino...

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L'uso politico di Adolescence (e il fatto che sia stato appositamente creato a questo scopo) non deve sorprendere. L'incapacità pragmatista di accettare qualsiasi cosa che non produca una vantaggio immediato ha spinto l'intrattenimento e l'arte a perseguire due vie mutualmente esclusive: ridursi ad intrattenimento puro, quasi trip da stupefacenti o diventare strumento di condizionamento sociale.
Il problema non è nella politica che condiziona, ma nell'arte che è disperata al punto di voler diventare bieco strumento politico, asservito alla mentalità comune ed alla moda sociale del momento.

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Viviamo in un'epoca in cui l'opinione non si basa sui fatti ma sugli scopi.

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La questione sulle rivoluzioni è questa: a volte è necessario un atto di forza per scuotere via l'ingiustizia e le parassitosi che si sono create in un sistema. Con forza non si intende necessariamente violenza, ma un atto deciso e controcorrente che può richiedere un certo sforzo ed un certo sacrificio. Alla fin fine non si può fare una frittata senza rompere delle uova.
Il punto però è qui: non basta avere come scopo un bene maggiore per tutti; non basta neanche conseguirlo. Esistono dei confini che non devono essere oltrepassati, dei dogmi che non si possono violare; la trasformazione di tutto in dogma inappellabile non si combatte distruggendo ogni cosa, ma capendo cosa è necessario che sia fisso e cosa invece deve essere libero. Questo è un lavoro certosino, che richiede un'ulteriore opera da miniatore nella cura che bisogna porre nella realizzazione delle istituzioni nuove che usciranno dalla rivoluzione.

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La libertà dall'imperfezione non si raggiunge eliminando questa, ma essendo amati pur se imperfetti. Non solo: senza questo sguardo su di sé, procedere a correggersi è quasi impossibile.

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Il modo peggiore di sostenere una causa è usare a suo favore degli argomenti non rilevanti.

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Certo, l'Iliade parla principalmente di guerra; ma quando non lo fa, è ricolma di straordinarie pennellate espressionistiche di grande sottigliezza psicologica.

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L'ipocrisia post-vittoriana ci mantiene infantili, in quanto non ci permette di ammettere che siamo e saremo sempre imperfetti.

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Uno degli errori di parecchi movimenti progressisti è di puntare su un attivismo basato sullo scontento e non su obiettivi chiari e definiti. Si mobilitano delle classi di transizione o classi mobili che, una volta fatto il salto nella classe superiore, perdono completamente interesse e svaniscono.
Da idealisti si può dire che la mancanza di un ideale concreto e solido fa saltare sul carro degli opportunisti.
Da sociologi si può dire che la mobilitazione dello scontento funziona solo finché si è scontenti e non sono ancora riusciti a renderci perennemente infelici.
Il risultato è lo stesso: le battaglie durano poco, l'adesione ad esse ancora meno.
È una delle ragioni per cui il tentativo di fare presa sugli studenti si traduce immancabilmente in un fallimento a lungo termine. Ci si lamenta della fine degli ideali, ma non c'era alla base alcun ideale, solo uno scontento generale che è normale in chi resterà in una certa condizione (si spera) per pochissimi anni. Lo studente guarda necessariamente al dopo il diploma e la laurea invece che al suo presente ed è in funzione di questo che lo si recluta. Una volta che ha ottenuto il passaggio alla classe sociale dei laboratores non ha più nulla da comprare dal demagogo di turno.

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L'opposizione che si fa tra proprietà privata e personale è tipica dello stato servile. Ciò che ha sempre distinto lo schiavo dal libero non è mai stato la mancanza di proprietà, ma il fatto di avere concessa la proprietà necessaria a sopravvivere e basta. Senza proprietà privata non si crea ricchezza, e la schiavitù, pur creando profitto, non ha mai prodotto una distribuzione diffusa di beni tale da produrre prosperità. Se volete lamentarvi della proprietà privata, non proponete la schiavitù come alternativa, ma attaccate quella che ci si è procurati ingiustamente o quegli uomini che hanno fatto del profitto il loro dio

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