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#SapiensAncestors
Specie: Australopithecus garhi
Età: Pleistocene inferiore (2.6–2.5 mya)
Distribuzione: Etiopia (Africa)
Descritto nel 1999 da Asfaw e colleghi, A. garhi è una specie di australopitecina presente nella regione di Afar, in Etiopia; la somiglianza anatomica con i successivi Homo lo fece classificare inizialmente come loro diretto antenato e solo successivamente fu corretto come ramo evolutivo parallelo, forse derivato da A. afarensis.
L'individuo a cui apparteneva BOU-VP-17/1, un omero probabilmente di un esemplare femminile, aveva un'altezza stimata di 140 cm, nella media per questa specie. Questa australopitecina ha un volume cranico di 450 cm³ e, similmente ad A. afarensis, una struttura ossea con tratti più scimmieschi negli arti superiori e più simili ad Homo negli arti inferiori; tale combinazione suggerisce un bipedismo abituale più efficiente rispetto ad A. afarensis ed il mantenimento di capacità arboricole sostanziali.
Dato il confronto tra l'omero dell'olotipo e BOU-VP-12/1, interpretato come un maschio, è possibile che la specie fosse sessualmente dimorfica, con i maschi più grandi delle femmine; tuttavia, tale supposizione è abbastanza incerta, in quanto basata soltanto su due esemplari e potrebbe essere semplicemente una variazione standard delle dimensioni intraspecifiche.
In confronto ai suoi congenerici, A. garhi ha gambe più lunghe, indice di uno scatto di crescita adolescenziale più tardo; ciò significa che, rispetto ad altre specie, A. garhi aveva o uno sviluppo più lento o una crescita più rapida degli arti inferiori.
I denti particolarmente grandi di Australopithecus sono stati intepretati come atti ad una dieta composta da cibi duri, ma è possibile che invece fossero un adattamento specifico per i momenti di magra in cui erano costretti a ricorrere ad alimenti più coriacei.
Nonostante l'assenza di utensili, le ossa di mammiferi associate a A. garhi mostrano segni di tagli e colpi riconducibili all'utilizzo di strumenti in pietra. La mandibola sinistra di un bovide alcelafino, ad esempio, presenta tagli probabilmente dovuti alla rimozione della lingua. Una tibia di un altro bovide invece presenta segni di taglio e di percussione, probabilmente per rompere l'osso e raccogliere il midollo al suo interno.
Si ipotizza che gli utensili non fossero presenti nella località di Hatayae, scarsa di materiali grezzi presenti nella località di adatti alla creazione degli strumenti in pietra, poiché questi ominini creavano e portavano con sé questi strumenti presso le zone di macellazione, con l'intenzione di usarli a sufficienza prima di scartarli, senza lavorare quindi sul sito dove sono state scoperte le ossa.
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Gli infarti del miocardio, noti anche come attacchi di cuore, si manifestano con sintomi molto differenti in uomini e donne.
I dolori laceranti al petto sono un sintomo perlopiù maschile, spesso accompagnato da ulteriori dolori alla schiena e al braccio sinistro. I primi segnali nelle donne invece si avvertono solitamente alla bocca dello stomaco, seguiti da forti fitte all’addome e nausea; è comunque possibile per una donna provare anche sintomi maschili.
I dolori femminili sono inoltre più attenuati rispetto a quelli maschili, il che porta molte donne a ignorarli anziché prevenire l’infarto.
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Nel villaggio di Piplantri, India, è tradizione celebrare la nascita di ogni bambina piantando 111 alberi.
La tradizione cominciò nel 2006, quando il capo villaggio Shyam Sunder Paliwal piantò un albero per commemorare la morte della figlia diciassettenne, Kiran. Da allora, gli abitanti di Piplantri hanno adottato l'usanza di piantare 111 alberi alla nascita delle loro figlie, dando vita a una foresta di più di 350.000 esemplari.
Oltre a contribuire alla rigenerazione del territorio, questa iniziativa ha anche l'obiettivo di contrastare la tendenza misogina in India a sminuire l'importanza delle figlie femmine rispetto ai figli maschi.
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Il 23 agosto 1989 circa due milioni di persone crearono, tenendosi per mano, una catena umana lunga 690 km lungo Estonia, Lettonia e Lituania.
La manifestazione, pensata per attirare l’attenzione internazionale, ebbe origine dalle contestazioni per il 50º anniversario del Patto Molotov-Ribbentrop, accordo tramite il quale l’Unione Sovietica è la Germania nazista si divisero Polonia, Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania e Romania.
Questa protesta pacifica fu parte della cosiddetta Rivoluzione Cantata, moti che precedettero l’indipendenza dei tre stati baltici dall’Unione Sovietica. Il termine fu coniato dall’attivista e artista estone Heinz Valk, che descrisse le manifestazioni cantate in massa la sera, durante il Tallinn Song Festival.
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Il matematico francese Pierre De Fermat, noto per i suoi contributi in teoria dei numeri, formulò un problema che rimase irrisolto per più di tre secoli.
Nel 1637 Fermat scrisse su una pagina dell'Arithmetica di Diofanto di Alessandria di essere riuscito a trovare una dimostrazione semplice ed elegante di quello che sarebbe passato alla storia come "Ultimo Teorema di Fermat", dichiarando però che i margini della pagina erano troppo stretti per scriverla.
Il risultato di Fermat non fu verificato fino al 1995, quando il matematico britannico Andrew Wiles pubblicò una dimostrazione completa, frutto di sette anni di lavoro quasi ininterrotto.
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Specie: Australopithecus africanus
Età: Pliocene superiore-Pleistocene inferiore (3.3-2.1 mya)
Distribuzione: Sudafrica (Africa meridionale)
Australopithecus africanus è una specie di australopiteco rinvenuta a Taunk, Sterkfontein, Makapansgat e Gladysvale. La prima scoperta, soprannominata il "bambino di Taung", fu un cranio fossile infantile completo di mascelle e di denti che fu descritto da Raymond Dart nel 1924 e che mostra segni di un aggressione da parte di un uccello rapace. A. africanus è stato considerato come la prima prova che gli esseri umani si siano evoluti in Africa, come Charles Darwin aveva postulato nel suo libro "L'origine dell'uomo e la selezione sessuale" (1871). A. Africanus è la specie tipo di Australopithecus.
Dai fossili ritrovati è stato possibile stimare che il volume cranico di A. africanus variasse tra 420-510 cm³ per gli adulti e 165.5-190 cm³ per i neonati, con un peso variabile tra 22.8kg-43.3 kg e un'altezza tra 110-142 cm indipendentemente dal sesso.
Altro esemplare noto, "Little foot", conservato al 90%, ha una classificazione controversa secondo gli studi più recenti, con alcuni studiosi che lo collocherebbero in una nuova specie, Australopithecus prometheus, attualmente nomen nudum, cioè una specie non ancora descritta e non ufficiale.
Dall'analisi degli isotopi del carbonio si è dedotto che A. africanus avesse una dieta altamente variabile che includeva una quantità sostanziale di piante C₄, come erbe rizomi, fittoni e radici. Poiché la dieta dei primati attuali non include una quantità tale di piante di questo tipo, è possibile che il carbonio C₄ fosse ottenuto secondariamente, tramite il consumo di larve di insetti sotterranei, come le locuste, o carne di mammiferi ruminanti; alternativamente, è stata proposta la presenza di carnivori ed insettivori nella dieta dell'australopitecina.
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Nel 1906, un serial killer marocchino fu murato vivo in un bazaar di Marrakesh dopo che il metodo della sua esecuzione fu cambiato più volte.
Hadj Mohammed Mesfewi, un calzolaio di Marrakesh, faceva entrare giovani donne nel suo negozio per poi drogarle, decapitarle e derubarle dei loro pochi soldi. Quando venne catturato, le autorità passarono dalla sentenza di crocifissione alla decapitazione, per poi decidere di murare vivo l'assassino.
Mesfewi urlò chiedendo pietà per due giorni interi prima di cadere in silenzio dal terzo giorno fino alla sua morte. Nonostante la terribile sentenza, la folla si lamentò che il killer fosse morto troppo velocemente.
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Le storie pourquoi sono racconti fittizi che raccontano il perché una cosa è così, come ad esempio l'origine di certi comportamenti o la nascita di luoghi e specie animali.
Questo genere di racconti sono molto comuni nell’ambito dei miti e del folklore, dove prendono il nome di miti eziologici o miti di fondazione. Per “storia pourquoi”, però, s’intende più una narrazione destinata ai bambini.
Un termine peggiorativo, just-so story, deriva dal libro omonimo di Rudyard Kipling che riuniva una serie di storie per bambini, come ad esempio quella sul perché gli elefanti hanno la proboscide.
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Specie: Australopithecus afarensis
Età: Pliocene (3.9-2.9 mya)
Distribuzione: Etiopia, Tanzania, Kenya (Africa orientale)
I primi resti noti di questa specie, inizialmente classificati come Australopithecus aff. africanus (l'unica specie nota al tempo), furono scoperti negli anni '30 in Africa orientale. La nuova specie fu riconosciuta e battezzata da Johanson, White e Coppens come Australopithecus afarensis solo nel 1978 - 4 anni dopo la scoperta del celebre esemplare Lucy (completo al 40%) - date le centinaia di scoperte effettuate tra le regioni di Afar (Etiopia) e Arusha (Tanzania).
Con oltre 400 fossili a suo nome, A. afarensis è una delle specie meglio studiate del suo genere: presenta un marcato dimorfismo sessuale, con 165 cm d'altezza e una massa di 45 kg per i maschi e 145 cm per 29-39.5 kg di peso per le femmine; tale dimorfismo, che vede gli adulti più grandi delle femmine, indica una possibile società poliginica, nonostante la dimensione ridotta dei canini, che indica minori livelli di competizione sessuale maschile, non esclude che fossero monogami. Il volume cranico, negli adulti, varia tra 365-526 cm³.
A. afarensis era molto probabilmente un onnivoro generalista, con preferenze nella dieta che variavano in base all'ambiente in cui viveva la popolazione; nonostante la dentatura fosse adatta a masticare alimenti duri e secchi, l'analisi delle microusure dei denti indica che tali cibi fossero abbastanza infrequenti e probabilmente consumati in periodi di scarsità.
La scoperta delle tracce fossili di Laetoli (Tanzania) nel 1976, attribuite ad A. afarensis, assieme a dati ossei, conferma l'andatura bipede di questa specie, meno efficiente rispetto a quella di Homo sapiens a causa della piattezza delle impronte, indice di una postura dell'arto più flessa quando questo toccava terra e di un piede meno arcuato, il quale veniva poi spinto da terra spostando il peso dal tallone al lato del piede e infine alle dita.
Il sito è composto da 5 piste, con una velocità calcolata di 1.3-3.6 km/h, mentre le simulazioni indicano come la specie potesse raggiungere una velocità in corsa di 6.3-17.9 km/h.
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L'onda d'urto è un fenomeno dovuto alla differenza di pressione causata da un'esplosione, in particolare al calore da essa generato.
L'onda d'urto generata da un'esplosione è la principale causa del danno causato da essa e in alcuni casi, come nelle eruzioni vulcaniche, può propagarsi per centinaia di chilometri.
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Sfruttando l'ambiente speciale di una camera a nebbia, è possibile vedere lo spettro dell'emissione radioattiva dell'uranio.
Una camera a nebbia è una teca in vetro sigillata, riempita di vapore d'alcol supersaturo a temperature di circa -40°C: a queste temperature il sistema è estremamente instabile e sensibile a minimi cambiamenti. In particolare, la radiazione prodotta dall'uranio libera particelle alfa che eccitano gli atomi che incontrano, facendo condensare la zona in cui la radiazione passa.
Attraverso lo stesso metodo è possibile analizzare l'emissione di qualsiasi particella carica (elettroni, protoni), osservandone le differenti traiettorie in base alla loro velocità.
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Specie: Ardipithecus ramidus
Età: Pliocene (4.51-4.32 mya)
Distribuzione: Etiopia (Africa)
Rinvenuti tra il 1992 e il 1993, i primi resti di Ar. ramidus erano all'epoca i fossili di ominini più antichi mai trovati. Inizialmente descritta nel 1994 come Australopithecus ramidus da Tim White, Berhane Asfaw e Gen Suwa, A. ramidus fu riclassificata l'anno successivo nel nuovo genere Ardipithecus. È possibile che Ar. kadabba sia un antenato diretto di questa specie.
Alti fino a circa 120 cm e con un peso fino a circa 60 kg, gli esemplari di Ar. ramidus non presentavano un pronunciato dimorfismo sessuale, il che li differenzia da altre specie di ominini e dagli scimpanzé. Il volume cranico è di circa 350 cm³. Si pensa inoltre che Ar. ramidus si muovesse sia in quadrupedia che in posizione bipede: la forma dei piedi e la posizione delle gambe suggeriscono che la posizione bipede fosse adottata solo per brevi periodi.
Non si sa molto sulle abitudini e sui comportamenti di Ar. ramidus: si pensa che fosse una specie più sociale rispetto agli scimpanzé, più aggressivi verso i propri simili.
Gli antropologi Clark e Henneberg hanno inoltre ipotizzato, basandosi sulla struttura del cranio, il quale risulta più esile e corto di altri primati, e con canini ridotti, che Ar. ramidus abbia subito una autodomesticazione, un processo di selezione intraspecifica basato sulla predilizione di comportamenti sociali e docili. Data la peculiare struttura cranica, è possibile che Ar. ramidus fosse in possesso di un protolinguaggio, che avrebbe contribuito all'autodomesticazione e alla stabilizzazione di una società più pacifica.
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Mary Whiton Calkins non ottenne il dottorato in Psicologia all'Università di Harvard perché donna.
La professoressa Calkins era appassionata di psicologia e verso la fine del 1800 ottenne un permesso speciale per partecipare ad alcuni seminari di psicologia ad Harvard, all'epoca un college solo maschile. Nel 1896 aveva tutti i requisiti per ottenere un dottorato in Psicologia, ma la commissione non glielo conferì.
In seguito le fu offerto un dottorato speciale al Radcliffe College, il college femminile associato ad Harvard, ma lo rifiutò, continuando ad insegnare psicologia a Wellesley. Nel 1898 fu eletta primo presidente donna dell'American Psychological Association.
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In quasi tutti i media televisivi, la voce del famosissimo Pokémon Pikachu è fornita da un'unica doppiatrice per tutte le lingue.
Sin dall'inizio dell'anime del franchise (1996), il mostriciattolo tascabile è stato doppiato da Ikue Ōtani, sia nella lingua originale (giapponese) sia negli adattamenti per gli altri paesi: tale scelta è dovuta alla volontà di mantenere il nome del Pokémon riconoscibile in tutto il mondo.
Il doppiaggio di Ōtani è stato usato anche per la saga di Super Smash Bros, Pokémon: Versione Gialla, Pokémon X e Y e Pokémon: Leggende di Arceus.
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Specie: Ardipithecus kadabba
Età: Miocene (5.77-5.54 mya)
Distribuzione: Africa orientale (Etiopia)
Ardipithecus kadabba è una specie di ominino il cui nome deriva dalla lingua Afar, dove "Ardi" e "Kadabba" significano rispettivamente terra e antenato più antico.
Noto da resti appartenenti ad almeno 5 diversi esemplari, i primi fossili, tra cui frammenti di denti, mascelle, mani, dita dei piedi, braccia e clavicole, sono stati scoperti tra il 1997 e il 2002 in diversi siti dell'Etiopia. Nel 2002, ulteriori 6 denti sono stati ritrovati nel sito di Asa Koma, nella regione del Medio Awash.
Tra i reperti, particolare rilievo è stato dato a un frammento fossile di falange prossimale del piede, la cui inclinazione dorsale è una caratteristica tipica dei bipedi, in quanto associata alla fase dello stacco dei piedi durante il cammino. Tuttavia, questo fossile è stato recuperato in uno strato più giovane rispetto al resto dei reperti attribuibili alla specie e, di conseguenza, la sua appartenenza ad essa è tuttora in discussione.
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Parigi deve il suo nome alla sottotribù celtica dei Parisii, che viveva nell'area della metropoli odierna nel III secolo a.C..
La tribù dei Parisii si stabilì lungo le rive della Senna tra il 250 e il 225 a.C.: costruirono ponti e forti, coniarono la loro moneta e effettuarono degli scambi commerciali con le civiltà europee stanziate dall'altra parte del fiume.
In francese Parigi (Paris) deriva dal nome latino dato alla città dai Romani, Civitas Parisiorum, letteralmente "la città occupata dai Parisii".
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Specie: Paranthropus aethiopicus
Età: Pliocene–Pleistocene (2.7–2.3 mya)
Distribuzione: Etiopia, Kenya, Tanzania (Africa)
In seguito al ritrovamento dei primi resti nel 1968, questo ominino fu inizialmente descritto come Paraustralopithecus aethiopicus da Arambourg e Coppens, per poi essere inserito nel 1985 da Leakey e Walker nel preesistente genere Paranthropus in seguito al rinvenimento del cranio KNM WT 17000, "The Black Skull", dal colore del fossile. È il membro più antico del suo gruppo, le cosiddette "australopitecine robuste".
Poiché gli unici resti accertati comprendono solo parti del cranio, non si sa molto sulla corporatura di P. aethiopicus. Da KNM WT 17000 si evince che P. aethiopicus avesse un volume cranico di circa 410 cm³ e fattezze simili a quelle di A. afarensis: presentava una mascella protesa in avanti e una cresta sagittale pronunciata che, assieme ai denti posteriori (molari e premolari) grandi, suggerisce la capacità di masticare cibi coriacei. L'esemplare KNM-WT 16005 mostra megadontia postcanina: gli incisivi sono relativamente ridotti, mentre canini, molari e premolari hanno dimensioni importanti.
La classificazione di Paranthropus come genere separato da Australopithecus è tuttora dibattuta a causa della scarsità di resti che permettano di studiarne le fattezze in modo più completo.
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Specie: Kenyanthropus platyops
Età: Pliocene (3.3-3.2 mya)
Distribuzione: Kenya (Africa)
La scoperta di K. platyops è un punto chiave nella paleoantropologia: l'esistenza di questa specie, classificata come tale da Leaky e colleghi sulla base di ritrovamenti effettuati tra il 1998 e il 1999 nel sito di Lomekwi, presso il lago di Turkana, indica infatti che nel Pliocene medio vi fosse una diversità di australopitecine più ampia di quanto si pensasse.
La specie è nota solo da materiale cranico: l'olotipo, KNM-WT 40000, rappresenta un cranio ampiamente distorto dai processi di fossilizzazione e inizialmente recuperato in 1100 frammenti; proprio per questo motivo non è possibile determinare con certezza il volume cranico, che si pensa sia però comparabile a quello di Australopithecus o Paranthropus.
Ciononostante, è stato possibile comprendere che K. platyops aveva un volto estremamente piatto per un primate australopitecino, più simile alle prime specie di Homo: in Paranthropus tale caratteristica è legata alla presenza di denti massicci, assenti però in K. platyops, che detiene anzi il record per il secondo molare superiore sinistro più piccolo tra gli ominini ancestrali.
Poiché coesisteva con A. afarensis e A. deyiremeda, è possibile che quest'anatomia particolare sia legata all'occupazione di nicchie ecologiche diverse per evitare la competizione per le medesime risorse, le quali, sebbene non siano note con precisione, per K. platyops sarebbero state probabilmente di natura vegetale.
Nel sito di Lomekwi, nel 2015, sono stati recuperati anche dei primitivi utensili di pietra. Tradizionalmente questi elementi sono stati attribuiti a K. platyops, essendo l'unica specie nota del luogo, ma, data la similitudine mascellare dei reperti trovati, è stato proposto che alcuni esemplari non descritti potrebbero appartenere ad A. deyiremeda.
La cultura litica del sito è composta da 149 manufatti diversi, prevalentemente nuclei litici (83, derivati dalla lavorazione delle pietre) e schegge (35). Il materiale per fabbricarli potrebbe essere situato a meno di 100 m di distanza dal sito.
Poiché buona parte dei manufatti è stata danneggiata durante la lavorazione, la cultura lomekwiana è a metà strada tra la rudimentale lavorazione che avrebbero potuto avere i primi ominini e la cultura litica oldovuiana, tipica di Homo e incentrata sulla fabbricazione di schegge.
Non è chiaro l'utilizzo che questi lavoratori arcaici facevano dei loro strumenti ma, se l'età attribuitagli è corretta (3.3 milioni di anni), risulterebbe essere la cultura litica più antica nota, 700.000 anni più vecchia della comparsa dell'oldovuiano. Questo buco temporale è interpretabile in vari modi: è possibile che la tecnologia litica sia stata perduta e poi reinventata o, nonostante l'assenza di reperti intermedi, che la cultura lomekwiana si sia evoluta in quella oldovuiana.
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Specie: Australopithecus deyiremeda
Età: Pilocene (3.5-3.3 mya)
Distribuzione: Etiopia (Africa)
Australopithecus deyiremeda è stato individuato per la prima volta nel 2015 da Yohannes Haile-Selassie e colleghi, basandosi su fossili di mascelle provenienti dalle aree di Burtele e Waytaleyta del sito paleontologico di Woranso–Mille, situato nella regione di Afar (Etiopia). Nella stessa regione, nel 2012, è stato recuperato un piede destro parziale fossile con un alluce conservato, caratteristica sconosciuta in qualsiasi australopiteco, ma non è chiaro se possa o meno essere assegnato ad A. deyiremeda.
Il nome deyiremeda deriva dalla lingua Afar e significa "parente stretto" perché, esistendo così presto nel tempo, i suo scopritori lo consideravano strettamente imparentato con gli australopitechi futuri.
Benché si abbiano solo tre mascelle parziali, esse si distinguono per gli zigomi orientati più in avanti della maggior parte degli esemplari di A. afarensis e i piccoli denti molari se confrontati con quelli di ominini ancestrali; possiede inoltre il primo molare più minuto tra gli ominini pliocenici adulti. Le mandibole, sebbene di dimensioni ridotte, risultano essere forti e simili a quelle di Paranthopus. L'olotipo è una mascella sinistra di un giovane adulto con tutti i denti tranne il primo incisivo e il terzo molare (BRT-VP-3/1). I paratipi includono una mandibola completa adulta con tutti gli incisivi (BRT-VP-3/14) e una mascella destra senza denti (WYT-VP-2/10). Vissuto in un ambiente con sia praterie aperte che foreste lungo laghi o fiumi, A. deyiremeda potrebbe aver convissuto con A. afarensis occupando nicchie ecologiche distinte, per evitare la competizione per le stesse risorse.
L'antropologo Fred Spoor suggerisce, date le somiglianze fisiche con Kenyanthropus e il ritrovamento di fossili, non attribuibili con certezza ad altre specie, recuperati in sito, che anche A. deyiremeda potrebbe avere fabbricato degli strumenti in pietra tipici della cultura Lomekwi; ciò potrebbe indicare che anch'esso abbia avuto uno sviluppo culturale simile, sebbene non si abbia prova certa a causa della mancanza di fossili attribuibili con certezza a A. deyiremeda rinvenuti nel suddetto sito.
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Il Cavallino Rampante della Ferrari ha origine da un eroe della Prima Guerra Mondiale, il Maggiore Francesco Baracca.
Baracca, asso dell’aviazione italiana, aveva dipinto un cavallino rampante sul suo aereo come portafortuna. Morì in volo durante la Grande Guerra, ma il suo simbolo continua a vivere come segno di forza e velocità.
Nel 1923, dopo un'importante vittoria automobilistica a Ravenna, Enzo Ferrari incontrò la madre di Francesco Baracca, che gli suggerì di usare quel simbolo. Ferrari accettò e aggiunse uno sfondo giallo, colore di Modena: nacque così l’iconico emblema Ferrari, ammirato in tutto il mondo.
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Nel febbraio 2025 è stato registrato presso lo Scottish Register of Tartans un tartan commemorativo per le vittime dello Scottish Witchcraft Act.
Creato da Claire Mitchell e Zoe Venditozzi, fondatrici della campagna Witches of Scotland, il tartan si presenta nero e grigio, a rappresentare l'oscurità dell'epoca e le ceneri dei condannati, con linee rosse, il sangue delle vittime, e rosa, il colore dei nastri legali usati per i documenti. Il numero dei fili di cui si compone richiamano le date 1563, entrata in vigore della legge, e il 1736, anno di abrogazione.
Sebbene siano associati ai clan scozzesi, chiunque può inventare il proprio tartan e chiederne la registrazione presso il governo scozzese.
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Specie: Australopithecus bahrelghazali
Età: Pliocene (3.6/3.5-3 mya)
Distribuzione: Ciad (Africa centrale)
A. bahrelghazali è stato il primo e unico primate australopitecino scoperto in Africa centrale, prova che il genere era più diffuso di quanto si ritenesse.
Fu scoperto nel 1995 nel deserto del Djurab da Michel Brunet. L’olotipo, KT12/H1, è una mandibola inferiore con sette denti soprannominata “Abel”, in memoria del biologo francese Abel Brillanceau. A questo si aggiungono KT12/H2, un premolare superiore isolato, e altre due mascelle recuperate nel 1997. La mandibola mostra una sinfisi verticale e premolari a tre radici, elementi che la distinguono da A. afarensis, sebbene molti la ritengono solo una variante locale.
Studi isotopici suggeriscono una dieta generalista, a base di piante C₄ (erbe di savana) e C₃ (foglie, frutti), in ambienti a mosaico, tra savana e zone umide. La scarsità di reperti simili in Africa centrale è dovuta alla limitata esplorazione dell’area, non a una reale assenza di australopitecine.
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Non esistono esseri viventi pluricellulari dotati di una parte del corpo che assomigli ad una ruota.
Esiste infatti un solo caso di "ruota biologica" usata per il movimento, ed è il flagello dei batteri (organismi unicellulari). Questa struttura funziona un po' come un'elica, ruotando indipendentemente dal resto della cellula, ma la sua base è immersa nel citoplasma, quindi i nutrimenti e le sostanze che forniscono l'energia per la rotazione possono passare comunque.
A livello pluricellulare però le parti dell'organismo non sono tutte immerse nello stesso citoplasma e la diffusione, seppur possibile, non sarebbe abbastanza efficace per mantenere viva una parte del corpo distaccata.
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La polvere da sparo venne inventata per caso da alcuni alchimisti cinesi, nell'intento di creare una pozione della giovinezza eterna, intorno all'850 a.C..
Il preparato, composto da carbone, salnitro e zolfo, venne chiamata "Huo Yao" (medicina fiammante), che, nonostante il nome pacifico, venne subito utilizzata contro le invasioni mongole dell'epoca. Per combatterli, i cinesi crearono il "fuoco volante", delle frecce con attaccati tubi di polvere nera in grado di lanciarsi verso il bersaglio quando accesi.
Nel XII secolo la polvere da sparo arrivò in Europa, dove la miscela venne ottimizzata e vennero creati i primi cannoni da guerra, utilizzati per colpire gruppi di nemici o abbattere le mura dei loro castelli.
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Specie: Australopithecus anamensis
Età: Pliocene (4.3-3.8 mya)
Distribuzione: Kenya ed Etiopia (Africa)
A. anamensis è una specie di ominino vissuta in Africa orientale durante il Pliocene inferiore; il nome "anamensis" deriva dalla parola "anam" in Turkana, traducibile con lago, scelto come dedica al lago Turkana, vicino ai primi ritrovamenti.
Il primo reperto di questa specie fu rinvenuto da Patterson nel 1965, nella regione di Kanapoi, e catalogato come KNM-KP 271; nonostante successive scoperte, A. anamensis fu categorizzato come specie a sé solo nel 1995 da Leakey, separandolo da A. afarensis.
Lo studio di circa 100 fossili provenienti da 20 individui svelò come A. anamensis si muovesse in posizione eretta, riuscisse ad accedere a fonti di cibo più dure e abrasive al morso come noci e pigne, e possedesse un volume cranico di 365-370 cm³ e una massa corporea di 47-55 kg.
Attualmente A. anamensis detiene il record del più grande canino fossile rinvenuto fra gli ominidi.
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Grey Owl, scrittore e sostenitore delle tematiche ecologiste ed animaliste canadesi, si finse un nativo americano per tutta la vita, venendo scoperto solo dopo la morte.
Profondamente appassionato della cultura dei nativi americani, Archibald Stansfeld Belaney (1888 – 1938) fuggì da Hastings, in Inghilterra, appena diciassettenne e sbarcato in Canada si integrò perfettamente nella tribù degli Ojibway, arrivando a tingersi i capelli di nero per farsi passare come un nativo. Solo alla sua morte, più di 30 anni dopo, si scoprì che il suo vero nome era Belaney e che era un inglese.
Nonostante ciò, il fervore delle sue battaglie per la salvaguardia dell'ambiente e delle tradizioni canadesi fu onesto, facendo di Grey Owl il primo ecologista della storia.
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Durante la guerra del Vietnam, le truppe statunitensi utilizzavano l'asso di picche per spaventare il nemico.
Le carte erano poste sui corpi dei soldati uccisi o lanciate sui villaggi durante i raid aerei per far fuggire gli abitanti. La strategia psicologica partiva dall’errata convinzione degli americani che la carta, nota anche come Carta della Morte, fosse simbolo di sfortuna per i vietnamiti, che invece non le attribuivano alcun potere.
Il legame tra asso di picche e morte deriva probabilmente dal fatto che, nell’Inghilterra del XVII secolo, la produzione di carte da gioco era tassata e un bollo sull’Asso di Picche indicava il pagamento: chi lo falsificava veniva impiccato.
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Specie: Orrorin praegens
Età: Pliocene (5.0-4.4 mya)
Distribuzione: Kenya (Africa)
Nel 1989 Ferguson battezzò, grazie alla mascella del fossile KNM-TH 13150 rinvenuto a Tabarin, precedentemente descritta da Ward e Hill, Homo antiquus praegens, una nuova forma di Homo. Nel 2022, a seguito di ulteriori studi, Pickford e associati lo riclassificarono in Orrorin, riferendosi ad esso come Orrorin praegens.
Dalla datazione e posizione dei resti ritrovati, situata in una piccola regione geografica compresa tra Kenya, Ciad e Etiopia, è plausibile pensare che O. praegens abbia condiviso l'areale con Sahelanthropus tchadensis e Ardipithecus ramidus; il chiaro piano scheletrico votato al bipedismo lo allontana dalle linee evolutive di gorilla e scimpanzè.
Grazie al progredire degli studi e grazie all'ottenimento di nuovo materiale, si è ora chiarito che O. praegens non è da trattare come variazione regionale di A. ramidus o S. tchadensis.
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La vespa Dinocampus coccinellae parassita varie specie di coccinelle, posizionando un uovo sul loro ventre.
Dopo 5-7 giorni l'uovo si schiude e la larva usa le sue mandibole per rimuovere altre uova o larve, per poi iniziare a nutrirsi delle gonadi e dei grassi dell'ospite, evitando gli organi vitali. La larva, ora dentro la coccinella, attraversa 4 stadi larvali in 18-27 giorni; appena è pronta per uscire, usa un virus simbiotico per paralizzare l'ospite.
Una volta fuori, la vespa crea un bozzolo dove si impuperà, protetta dalla coccinella stessa, e da cui emergerà adulta dopo 6-9 giorni. A volte la coccinella sopravvive, anche se le percentuali cambiano da specie a specie e non superano mai il 25% dei casi.
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La menta piperita non è una specie a sé stante, ma un ibrido tra la menta d'acqua (Mentha aquatica) e il mentastro verde (Mentha spicata).
Pianta fortemente aromatica, la menta piperita è indigena dell'Europa e la sua coltivazione è diffusa globalmente; a Mitcham, in Inghilterra, vi fu la prima coltivazione su larga scala intorno alla metà del XVIII secolo. Si coltiva facilmente, poiché richiede solamente umidità e poca ombra; tuttavia è facilmente attaccata da varie specie di funghi parassiti e da lumache, fatto che spesso comporta l'eliminazione delle piante malate.
La menta piperita è poco usata in ambito culinario, mentre è molto diffusa nell'aromaterapia e nell'industria farmaceutica.
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